11 giugno 2022

«La filosofia alle radici delle grandi domande e dei malesseri dell’uomo»

L’intervista Nicoletta Poli, filosofa, scrittrice e presidente dell’Associazione Italiana Consulenza Filosofica

Lo scorso agosto, a Roma, si è tenuto il 25esimo Congresso Mondiale di Filosofia (l’ultimo si era tenuto a Pechino nel 2018) e, per la prima volta, è stata prevista una sessione specifica sulla consulenza filosofica dal titolo: “Philosophical Counseling and Practices”. In un’aula gremita di studenti, professori e semplici uditori all’Università La Sapienza di Roma, è intervenuta anche Nicoletta Poli, filosofa, scrittrice e presidente dell’Associazione Italiana Consulenza Filosofica (AiCoFi), nonché direttore del Centro di Formazione “Parresia” per Filosofi pratici di Bologna e Roma.

Vorrei iniziare chiedendole quale sia la sua esperienza di consulente filosofica.

«Ho sempre pensato che, fin dai tempi antichi, la filosofia fosse fonte di cura. Da Socrate, passando per Epicuro col suo quadrifarmaco, la filosofia è sempre andata alle radici delle grandi domande e malesseri dell’uomo. Io stessa, come ho spiegato in un bellissimo seminario di psiconcologia organizzato dal prof. Grassi e dal suo Dipartimento di Psichiatria dell’Università di Ferrara, nel settembre 2023, in uno dei momenti più bui della mia vita, sono ricorsa alla filosofia per comprendere che è importante non quanto tempo viviamo, ma come viviamo. Darci un senso, dunque. Dunque, se vogliamo parlare di terapia filosofica, essa è un imperativo per spingere la persona a prendersi cura di sé, dando un senso alla propria vita. Ma gli strumenti che vanno utilizzati devono essere solo specificatamente filosofici. Sicché, ho anzitutto frequentato una scuola a Genova 15-16 anni fa quando la consulenza filosofica era ancora agli albori, almeno in Italia, e poi ho scritto un libro “Vite contro-vento. La consulenza filosofica individuale.”, proprio per distinguere i nostri strumenti euristici nella cura della persona da quelli che utilizzano gli psicologi ed altri terapeuti. E quali strumenti avrei potuto indicare se non quelli inerenti alla retorica, in particolare quella epidittica? Per Isocrate, per esempio, la filosofia e la retorica, in particolare, serve a far crescere e a far maturare gli individui, diventando buoni cittadini, votati alla cura, oltre che di sé, della società. Così per Socrate, per cui la filosofia ha la massima finalità del risveglio etico morale della polis. Dunque, questa terapia filosofica ha un fine nobile, che è quello di sviluppare una maggiore conoscenza di sé nella persona, ma anche una più nitida consapevolezza delle proprie virtù e qualità esistenziali per metterle al servizio della comunità».

Oggi sono tante le proposte di aiuto, ma qual è la sua posizione nel contesto delle pratiche filosofiche?

«Noi ci troviamo oggi in un mondo in cui le relazioni di aiuto proposte sono tante e spesso anche confuse e poco professionali. Esiste un vasto mondo del counselling, in cui lo scopo è quello esclusivamente di un benessere individuale, spesso molto ego centrato. Non solo. L’approccio, anche nel counselling filosofico è di tipo psicologico. Tale differenziazione, in Italia, ha delle precise origini storiche. Come AiCoFi e scuola “Parresia” di Bologna e Roma, abbiamo una chiara impostazione sulle finalità e metodologie da utilizzarsi nelle pratiche filosofiche, che ho espresso sinteticamente prima. Credo che oggi la filosofia abbia un preciso compito, che è quello di ristabilire un vero dialogo, un vero confronto in una situazione mondiale globalizzata, ove il logos, come pensiero e parola secondo ragione, è svilito e deriso e dove trionfa la doxa (dal greco, che significa opinione, credenza). E che deve ristabilire una discussione sui valori, nel senso di un Nuovo Rinascimento in cui la cultura abbia la specifica funzione di far rifiorire l’uomo in tutti i suoi approcci metafisici, non badando troppo all’avere, ma all’essere, trovando il senso del proprio esserci nel mondo. Secondo il grande psicologo e filosofo del ventesimo secolo William James, la filosofia è “uno sforzo insolitamente pervicace per pensare chiaramente” e parla di meliorism, una dottrina etica che è una grande scommessa per fare dell’uomo un progetto virtuoso, perseguendo il pensiero chiaro. Oggi c’è confusione, tanta informazione e poco logos, appunto».

Oggi si sente sempre più parlare, e fortunatamente con sempre più cognizione di causa, di problemi legati alla salute mentale. In che cosa l’uso delle pratiche filosofiche (o della filosofia in senso più generale) può essere di aiuto?

«In 15 anni di attività formativa e professionale ho operato nell’ambito del disagio a diversi livelli, trattando anche patologie quali borderline e bipolarismo, in alcuni casi in collaborazione con psicologici e psichiatri (parte farmacologica). Ovviamente noi trattiamo persone che possono “stare in dialogo” e non trattiamo patologie psicotiche gravi. Ma in questi anni, dicevo, abbiamo lavorato molto con psicologi e psichiatri, collaborando insieme, per cui il clima è cambiato. Questi ultimi anni hanno visto una sorprendente esplosione del lavoro interdisciplinare tra filosofia e psichiatria. La filosofia, con la psichiatria, sta già facendo tanto in alcune importanti aree: la pratica centrata sul paziente, la ricerca e la formazione. Questo è valido se parliamo di una pratica centrata sulla persona e sui valori, nell’ambito di una medicina che è maggiorente umanizzata e di una psichiatria che sempre più si integra con la filosofia e sempre più si appella alla fenomenologia e all’ermeneutica. Lo specifico output del “pensiero chiaro” in filosofia è quello di fornire alla psichiatria un quadro più completo del pieno significato dei complessi concetti attraverso i quali diamo un senso al mondo. La fenomenologia, l’esistenzialismo sono particolarmente utili, come già riconosceva Jaspers, per fornire una serie di strumenti pratici per lavorare con i significati personali, oltre che con le scoperte scientifiche, in psicopatologia. In molte parti del mondo i servizi per la salute mentale sono gestiti da gruppi multidisciplinari: tale approccio garantisce che una serie di competenze diverse (medica, psicologica, filosofica, sociale, ecc.) si possano integrare armoniosamente per andare incontro ai bisogni del singolo paziente. Anche nell’ambito formativo, la filosofia è in grado di dare un ampio contributo alla psichiatria, attraverso lo sviluppo delle generiche capacità di riflessione, del già citato” pensiero chiaro”, essenziali in tutte le aree della pratica».

C’è un passaggio, nel suo intervento al Congresso Mondiale di Filosofia, in cui parla della necessità di un Nuovo Umanesimo. Di cosa si tratta e come lo intende? Mi sembra interessante cogliere il valore della consulenza filosofica non solo come relazione di cura – fra il filosofo e il suo ospite -, ma altresì come cura per il vivere civile…

«Proprio così. Un riferimento fondante per il filosofo pratico è il modello dialogico umanistico trasformativo, unica via per un Nuovo Umanesimo. Spesso la cultura occidentale ha un’abitudine: quella di ignorare i confini della propria legittimità, che è fondata sull’idea di un Io che vuole dominare, e lo fa privando la persona dei propri spazi legittimi. Una forma mentis, eredità della logica aristotelica, la quale con i suoi tre principi (identità, non contraddizione e terzo escluso), impone un modo di pensare esclusivo: “o l’uno o l’altro”. Trattasi di un pensiero binario per cui l’inclusione non è considerata un valore. Ma senza inclusione non v’è umanità. Di certo bisogna cambiare paradigma a partire da alcune riflessioni di tipo socio-politico-economico. Non esiste un Nuovo Umanesimo se non v’è una vera democrazia, figlia della polis greca, come forma di governo che si basa sulla sovranità popolare, la partecipazione in piena uguaglianza all’esercizio del potere pubblico e l’isegoria (eguale diritto di parola). Una società dove la dignità delle persone e il bene comune vengono rispettati. Non v’è un Nuovo Umanesimo se non si torna a stabilire la differenza fra cittadino e suddito. Non esiste un Nuovo Umanesimo se non v’è un’economia differente, concepita non più secondo il paradigma della produzione e del consumo in vista dell’accumulazione di capitale, bensì orientata alla cura del bene comune. Un’economia che non faccia vittime, che non umili le persone, che non venga considerata una scienza perfetta, ma come un ambito che deve interagire con la cultura. I modelli capitalistici successivi agli anni ‘80, sono tutti insostenibili. Insomma, dialogo autentico, libertà, acculturamento, compassione, etica e altruismo sono le strade da percorrere non solo per l’evoluzione del pieno potenziale umano, ma anche per la sopravvivenza stessa dell’umanità. Non esiste un Nuovo Umanesimo senza tornare all’uomo, ad un uomo virtuoso, responsabile, tenace nel proprio essere uomo, come sosteneva Marco Aurelio».

A cura di Luca Servidati

 

11 giugno 2022

Eugenio Lombardi su “Il cittadino“, quotidiano di Lodi, intervista il dott. Luca Servidati allora diplomando della Scuola Parresia di Bologna e Roma per Filosofi Pratici, inaugurando una nuova pagina indirizzata a scoprire quali prospettive  la filosofia moderna possa individuare.

22 agosto 2021

Intervista alla dott.ssa Nicoletta Poli, Presidente dell’Associazione Italiana Consulenza Filosofica, sulla Filosofia Pratica e la Formazione AiCoFi. Su RADIO ITALIA CINQUE – Domenica 22 agosto 2021 alle 18.57.  E’ disponibile sul  nostro canale YouTube,  Scuola di Consulenza Filosofica AiCoFi       

 Per ascoltare l’intervista clicca qui.

7 maggio 2021

Dieci anni in Parresia. Percorsi e sfide per diventare filosofi pratici.

Questo il tema trattato nel Caffè Filosofico condotto dal dott. Federico Virgilio dialogando con la dott.ssa Nicoletta Poli delle pratiche filosofiche e della loro utilità per la società attuale.

Cliccare per accedere al video dell’intervista alla dott.ssa Nicoletta Poli

24 Febbraio 2021

Il consulente filosofico. Intervista condotta da Carlo Mazzucchelli (fondatore di www.solotablet.it e scrittore) e Maria Giovanna Farina  (filosofa, Consulente filosofico e scrittrice) con Nicoletta PoliPresidente presso AICOFI (associazione di Filosofi Consulenti che diffonde le Pratiche Filosofiche in Italia e accredita la Scuola Parresia di BOLOGNA per la professione di filosofo pratico).

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9 gennaio 2020

A pagina 10 della rivista “IL MONDO CHE C’E‘” – Dicembre 2019/Febbraio 2020 possiamo leggere l’intervista a Nicoletta Poli sulla Consulenza Filosofica.

17 settembre 2019

In occasione della ristampa di “Vite contro vento. La consulenza filosofica individuale”

  1. Parliamo un po’ di Lei, dove è nata e cresciuta?
    Sono genovese e abito a Bologna da circa 35 anni. Sono filosofa, consulente filosofica, scrittrice, poetessa, presidente di AICOFI (Associazione Italiana Consulenza Filosofica) e direttrice della Scuola Parresia per filosofi pratici. Collaboro con l’Istituto di Clinica Psichiatrica dell’Università di Ferrara e col Dipartimento di Filosofia e Comunicazione dell’Università di Bologna. Ho vinto diversi premi letterari e filosofici a livello nazionale ed internazionale. A sei anni ho scritto la mia prima poesia e a nove una specie di testo teatrale. Credo di avere deciso di diventare scrittore prima dei 10 anni di età.
  1. Che libro consiglierebbe di leggere ad un adolescente?
    Lettera sulla felicità di Epicuro. Dopo l’esordio con l’esortazione a praticare la filosofia, unica vera fonte della felicità, Epicuro passa ad analizzare le cause dell’infelicità, e ribadisce le quattro massime che compongono il cosiddetto tetrafarmaco. Credo sia importante sin dall’adolescenza riflettere sulla vita e sulla morte nonché sul senso da dare alla nostra esistenza.
  2. Cosa pensa della progressiva perdita del libro cartaceo a favore dell’ eBook?
    Penso però che una buona parte dei lettori sia legata al libro cartaceo, alla sua sacralità, al rumore e al profumo delle pagine che sfogli. Altri, la minoranza e forse più i giovani, preferiscono i libri digitali per comodità, essendo magari più avvezzi ad usare la tecnologia e avere una biblioteca portatile sempre con sé.
  1. La scrittura è un colpo di fulmine o un amore ponderato?
    Scrivere non è un colpo di fulmine. E forse neanche un amore ponderato. È una questione di sopravvivenza ed e è una forma di cura di sé che comporta abnegazione ed una grande capacità di sacrificio. A mio modesto parere, per essere efficace, uno scrittore deve attenersi alla verosimiglianza anche se il tessuto narrativo è completamente fuori dalla realtà. Un personaggio deve essere credibile anche se vive ed opera su Plutone. Bisogna essere capaci di inventare delle storie credibili anche su un terreno poco credibile e di scindersi in tante anime differenti che possono dialogare tra loro. Forse la scrittura è più un’operazione di dissolvimento dell’ego in tanti io, una sorta di operazione schizofrenica. Talvolta terapeutica e talvolta no. Nel caso di “Vite contro vento. La consulenza filosofica individuale.” le storie raccontate sono tutte vere e mi hanno fatto tanto pensare…Per esempio che spesso la realtà supera l’immaginazione.
  1. Cosa l’ha spinta a scrivere questo libro?
    Anzitutto un atto d’amore verso la mia professione di consulente filosofico. Una professione meravigliosa che può aiutare tante persone che hanno problemi di diverso tipo. Nel libro peraltro, proprio per fare chiarezza una volta per tutte sulla differenza tra una consulenza di tipo psicologico e/o psicoterapeutico ed una consulenza filosofica, descrivo nel dettaglio tutte le metodologie utilizzate per aiutare i miei clienti. Trattasi di metodologie che hanno tutte origine nella filosofia. La filosofia, come ben spiego nel mio saggio, cura e fa diventare saggi e felici.
  1. Quale messaggio vuole inviare al lettore?
    Che la vita è preziosa e che ognuno di noi ha la sua missione. La consulenza filosofica può indurre la persona a cercarla, trovarla ed essere così davvero felice. Il riprendere in mano la propria vita, conquistare il coraggio di vivere e pensare con saggezza è una delle finalità della consulenza filosofica. Ho visto tante persone che, facendo questo percorso, hanno visto aprirsi davanti tante strade e tante opportunità impensabili. E, dunque, la porta della felicità.
  1. La scrittura era un sogno nel cassetto già da piccolo o ne ha preso coscienza pian piano nel corso della sua vita?
    Come dicevo all’inizio dell’intervista, scrivere era nel mio DNA fin da piccola. Scrivere è una vera e propria questione di sopravvivenza. Qualcuno, certo Pessoa, ha detto che la letteratura nasce perché la vita non basta. Ecco. Col tempo ho preso coscienza del fatto che senza scrivere sarei stata un’anima perduta. Lo studio della filosofia poi mi ha aiutata a pensare più chiaramente e a riuscire ad organizzare al meglio pensieri, parole, concetti.
  1. C’è un episodio legato alla nascita o alla scrittura del libro che ricorda con piacere?
    Non so se è un fatto piacevole. Un giorno andai a parlare con un’assessora alla cultura di un piccolo comune del bolognese per proporre una conferenza sulla consulenza filosofica. Mi ricordo perfettamente la seguente risposta: “Ho sempre odiato la filosofia a scuola… Si figuri se adesso mi occupo di consulenza filosofica! Ma che è?” Non attese nemmeno una mia risposta o spiegazione e se ne andò via ridacchiando. È stato da quel momento che ho pensato di scrivere il libro.
  1. Ha mai pensato, durante la stesura del libro, di non portarlo a termine?
    Assolutamente no. Sono una passionale per di più maniacale e perfettina. Le cose che inizio le termino sempre. È una questione di stare a posto con la mia coscienza.
  1. Il suo autore del passato preferito?
    Tanti, troppi. Se ne citassi uno solo farei torto a tanti altri e non me lo perdonerei mai…
  1. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
    Anche questa formula, come l’e-book è interessante. Ci sono utenze particolari che dovrebbero avere accesso gratuito agli audiolibri, tra cui, per esempio, i non vedenti o gli ipovedenti, o soggetti con altre disabilità, o chiunque abbia difficoltà di apprendimento di altra natura. Io dico che la cultura è l’unica arma che può far davvero migliorare il mondo, per cui ben venga qualsiasi mezzo che la possa trasmettere e diffondere capillarmente.
25 aprile 2018

Sulla rivista “Donna Moderna” uscita in tutte le edicole italiane il 25 aprile 2018, è stato pubblicato un articolo, frutto in buona parte, dell’ intervista fatta alla dott.ssa Nicoletta Poli dalla giornalista Monica Serra.