Introduzione al codice deontologico dei Consulenti Filosofici e linee guida per la formazione dei Consulenti Filosofici

A cura dell'Associazione Italiana Consulenza Filosofica (AICoFi) | Testo non integrale

Capitolo I  PREMESSA

Articolo 1. Definizione di Consulente Filosofico

Il Consulente Filosofico è un professionista che ha conseguito la Laurea in filosofia ed ha completato la sua formazione frequentando con esito finale positivo un corso di formazione biennale o triennale in Consulenza Filosofica al fine di venire iscritto al Registro di Categoria Nazionale dei Consulenti Filosofici, riconosciuto e approvato da AICoFi (Associazione Italiana Consulenza Filosofica).

Articolo 2. Ambito di applicazione del Codice Deontologico

Le regole del presente Codice Deontologico sono vincolanti per tutti gli iscritti al Registro Nazionale dei Consulenti Filosofici depositato presso gli archivi di AICoFi. Il Consulente Filosofico è tenuto alla loro conoscenza e al loro rispetto. 

Inoltre la Scuola Parresia – accreditata da AiCoFi – nel corso di dieci anni di attività, ha stabilito alcuni criteri qualificanti sia l’offerta formativa della stessa, riconosciuta ormai a livello internazionale sia il suo codice deontologico. In primo luogo, l’offerta formativa è ampia e di indubbia qualità con la presenza di formatori di indiscussa fama e professionalità; in secondo luogo, il percorso formativo prepara e motiva gli allievi a non mettere in atto comportamenti lesivi dell’attività professionale di FILOSOFO PRATICO, compromettendone ruolo, obiettivi e ricadute su gruppi ed individui, che sono esclusivamente di origine e natura filosofici. Qualora lo Staff formativo della scuola e la Direzione di AiCoFi ravvisassero, da parte di allievi diplomati, comportamenti atti ad accostare pratiche parapsicologiche, cartomantiche, olistiche, di ipnosi, et altro alla FILOSOFIA PRATICA, declinerà ogni responsabilità in merito e, per quanto possibile, segnalerà la violazione del sopra indicato codice deontologico della Scuola Parresia.

Capitolo II  PRINCIPI ETICI DELLA PROFESSIONE

Articolo 3. I principi Etici cui deve ispirarsi il Consulente Filosofico

Il Consulente Filosofico, nell’esercizio della sua professione, deve ispirarsi ai  e principi etici che sottendono la propensione al ‘benessere’ e al rispetto di  un dignitoso sistema di filosofia di vita. Il Consulente Filosofico persegue il benessere del consultante singolo, del gruppo o dell’azienda che si rivolge a lui/lei, nel rispetto della soggettività del cliente e degli equilibri della società e/o del contesto in cui opera.

Capitolo III  PRINCIPI GENERALI

Articolo 4. Benessere

Il primo dovere del Consulente Filosofico è di ricercare il benessere del Cliente, quindi in primis si impegna ad adottare condotte non lesive per il cliente. Nell’esercizio della sua professione, rispondendo ai bisogni e alle richieste del cliente, il Consulente Filosofico si impegna anche a ricercare, in un’ottica superiore, il benessere della comunità e della società in cui il cliente vive.

Articolo 5. Riservatezza e rispetto della privacy

Il Consulente Filosofico deve rispettare il diritto alla riservatezza delle informazioni personali relative al Cliente, di cui è venuto a conoscenza tramite la consultazione. Dal momento in cui l’esercizio della professione è soggetto al trattamento di dati sensibili relativi al cliente, il Consulente Filosofico si impegna a rispettare quanto prescritto dalla legislazione italiana in merito a questioni di privacy. Devono essere trattati come confidenziali tutte le eventuali registrazioni/ appunti relativi alla consultazione con un cliente, di conseguenza la loro custodia è responsabilità del Consulente Filosofico.

Articolo 6. Attività di ricerca e pubblicazione

Il Consulente Filosofico si impegna a comunicare ai colleghi, tramite pubblicazione o organizzazione di conferenze, i risultati delle sue attività di ricerca. Le pubblicazioni o i contenuti di materiale didattico/divulgativo che riportino casi reali devono garantire l’anonimato del cliente, non solo tramite la modificazione del nome, ma anche omettendo particolari della sua vita o del contesto in cui vive, che possano renderlo in qualche modo riconoscibile.

Articolo 7. Preparazione professionale

Il Consulente Filosofico si impegna attivamente nella ricerca delle pratiche filosofiche e nello sviluppo della professione in senso lato, per raggiungere un sempre più elevato livello di preparazione professionale. A tal scopo, provvede anche ad adempiere al suo aggiornamento professionale partecipando annualmente a conferenze e corsi di formazione.

Articolo 8. Conflitto di interessi

Nell’esercizio della professione, il Consulente Filosofico non deve essere condizionato da pressioni o interessi personali e deve evitare commistioni tra ruolo professionale e vita privata che possano interferire con l’attività professionale. Costituisce violazione deontologica instaurare o intrattenere relazioni di natura personale, in particolare di natura sentimentale-sessuale, con i clienti durante il periodo di consultazione.

Articolo 9. Promozione della professione e del codice deontologico

Il Consulente Filosofico promuove attraverso attività di ricerca, formazione, pubblicazione, disseminazione nel territorio nazionale, l’approccio filosofico e la professione.

Capitolo IV  RAPPORTI CON IL CLIENTE

Articolo 10. Rispetto e Dignità

Il Consulente Filosofico deve rispettare il cliente, quale sia la sua etnia, sesso, inclinazioni religiose, sessuali e culturali, idee e opinioni, i suoi problemi, la sua dignità e autonomia, senza formulare giudizi di valore e senza esplicitare opinioni che possano influenzare il cliente, che non siano di origine filosofica o riconducibili all’approccio filosofico.

Articolo 11. Dignità

Il Consulente Filosofico attraverso l’esercizio della sua professione deve garantire il rispetto della dignità del Cliente come essere umano.

Articolo 12. Ascolto

Le pratiche filosofiche sono fondate sul concetto di ascolto attivo . Il Consulente Filosofico, nell’esercizio della sua professione, deve ispirarsi al principio di ascolto come guida nel percorso di comprensione delle prospettive razionali ed emotive del Cliente ed al principio di epochè, come veicolo primario per l’instaurazione di una corretta relazione e come chiave di accesso per proporre nuove possibili prospettive in sinergìa con il sistema di valori del cliente che deve essere oggetto di consulenza.

Articolo 13. Autonomia

Il Consulente Filosofico deve promuovere il processo di autonomia del cliente, facilitando la sua partecipazione alle esplorazioni filosofiche e alla visitazione di percorsi riflessivi, con lo scopo di renderlo autonomo ed indipendente nel più breve tempo possibile. Il Consulente Filosofico deve astenersi dal fissare sessioni non  necessarie; la pratica deve essere considerata terminata quando i motivi per cui il cliente ha richiesto la consultazione sono esauriti e non si percepisce alcun beneficio  nella perpetrazione degli incontri.

Articolo 14. Informazione

Il Consulente Filosofico si impegna, preventivamente alla consultazione, ad informare il Cliente relativamente al costo degli incontri, rispetta il diritto all’informazione del Cliente, tramite una comunicazione chiara, accurata ed onesta relativa alla natura del servizio per cui è qualificato ad operare, chiarendo i suoi titoli e fornendo informazioni relative al suo percorso formativo, specificando, ove possibile, la tipologia delle tecniche che utilizzerà e le modalità con cui queste verranno proposte, accertandosi di evitare qualsiasi confusione con ambiti professionali diversi dalle pratiche filosofiche. A tal fine il Consulente Filosofico deve sottoporre all’attenzione del Cliente il modulo di consenso consapevole, accertandosi che il Cliente lo legga e lo sottoscriva prima di iniziare il percorso dialogico. Nel caso in cui il committente non sia il singolo Cliente che richieda una consultazione personale, ma si tratti di aziende, private o pubbliche o organizzazioni di qualsivoglia genere, le informazioni sopra citate devono essere formalizzate in documento di progetto.

Articolo 15. Tecniche applicate

Il Consulente Filosofico impiega durante la consultazione soltanto tecniche o metodi riconducibili alle pratiche filosofiche o per cui abbia ottenuto comprovata certificazione e per cui possa far valere un percorso formativo ufficiale e riconosciuto dall’AICoFi.

Articolo 16. Personalità dell’approccio

Il Consulente Filosofico, prima di entrare in una relazione dialogica con il consultante,  deve accertarsi che egli abbia deciso autonomamente di intraprendere un percorso filosofico. Una volta instaurato il rapporto, il Consulente Filosofico si impegna a procedere negli incontri senza farsi sostituire da colleghi e senza sospendere il percorso se non a fronte di una decisione del Cliente o dell’impossibilità da parte del Consulente di mantenere il dialogo a livello filosofico o infine quando il Consulente percepisca la necessità per il Cliente di riferirsi ad un diverso professionista. L’unico caso in cui il Consulente Filosofico può accettare un incarico nonostante il Cliente non abbia espresso una volontà autonoma di intraprendere il percorso è in ambito aziendale/organizzativo in cui la committenza non coincide con chi usufruisce degli incontri. In tale contesto, qualora il Consulente Filosofico riscontrasse una forte opposizione da parte di uno o più consultanti, è tenuto a comunicarlo alla committenza.

Articolo 17. Consulenza Filosofica nei gruppi

Nel caso di intervento su gruppi il Consulente Filosofico è tenuto ad informare, nella fase iniziale, l’audience relativamente alle regole che governano l’intervento, l’utilizzo della tecnica o metodologia e la sua applicazione.

Articolo 18. Integrità

Il Consulente Filosofico deve condurre le sue consulenze all’insegna del rispetto della professione con un atteggiamento umano e professionale corretto. Deve rifiutare condotte, pratiche e conflitti di interesse che possano compromettere e/o ledere la reputazione della professione e di conseguenza dei colleghi.